Quando è divampata la rivoluzione digitale, bruciando in una manciata di anni decenni di analogico, io non avevo un computer. Il primo PC l’ho comprato tardi; avevo ventisette anni. Fino ad allora non avevo mai avuto la spinta a possederne uno e similmente da ragazzo non ho mai avuto la voglia di posteggiarmi davanti ad un Commodore64, questo per dire che non ne individuavo neanche uno scopo ludico in quella cosa, anzi, ai videogiochi sono sempre stato una schiappa, sicché più che un divertimento per me era fonte di nervosismo e frustrazione. Comunque dicevo, primo computer a ventisette anni, internet viaggiava da tempo, nasceva Napster per dire. Quando sono arrivato io il Mondo social esisteva già, fatto di chat come quella di Libero ad esempio, o altre più specifiche e a pagamento come Meetec. Chiaramente si usavano per conoscersi ma con l’intento finale di portare il rapporto in presenza, si direbbe oggi in tempo di Covid. Ma è con Facebook e compagnia bella che I social sono arrivati all’apice. Facendo l’attore e il comico ho chiaramente parecchi contatti (molto meno rispetto alcuni miei colleghi per la verità, ma comunque superiori alla media: cinquemila sul diario e quattordicimila sulla pagina circa) ma di tutti questi gli amici che conosco e frequento dal vivo sono davvero risicati, se arrivo alla al due percento è già tanto, ci vado di manica larga. La quasi totalità di quei contatti, almeno per quanto mi riguarda, sono persone che frequento solo on line a botte di like, emoticon e poche decine di parole. Se poi mi ritrovo in una bega da quartiere digitale non mi avventuro al di là della lettura dei commenti, ma per puro voyeurismo. Non amo litigare in presenza figurati on line. Per il resto pubblico poco e male. Basterebbero queste poche righe per essere probabilmente incasellato come persona poco social. Eppure dal vivo parecchie persone mi riconoscono una certa affabilità, e io stesso noto con piacere, non lo nego che molti si avvicinano a me con simpatia. Insomma non ho difficoltà alcuna nel socializzare. Eppure niente io sono poco social.
Qualcuno potrebbe dirmi – si, ma Enzo la parola social esiste solo in riferimento al mondo on line! – può essere. Vero. Ma non pare strano anche a voi che per essere definito social si debbano fare video nella stanzetta da soli, fotografarsi in bagno a torso nudo, pubblicare ogni giorno foto con su scritto il classico e ormai vituperato Buongiornissimo! O ancora divertirsi a fare l’Haters o il Leone da tastiera che dir si voglia, ma sempre rigorosamente in solitudine? Non è che invece per entrare in quel mondo Social, dove per farlo bisogna chinare il capo su un Device e chiudersi in qualche modo in una relazione solo celebral, in cui l’empatia è sostituita da like e faccette che ridono sia necessaria invece un attitudine A – social? Per non essere frainteso, specifico – non giudico il comportamento ma la parola – la reputo imprecisa. Tutto qui.
La cosa che mi diverte di tutta questa faccenda è questa. In passato io ero un tele dipendente. Masticavo ore e ore di televisione, a volte fino a farmi venire il mal di testa. Ho ricordi di mia nonna che mi diceva – Esci! Cosa stai a fare sempre in casa! – Ero un A – Sociale. E a causa di questa mia chiusura ho poi sofferto non poco per integrarmi diventare quell’animale sociale di cui vi accennavo sopra, affabile e ben accolto. In mezzo c’è molto Teatro studiato, fatto e vissuto che mi ha permesso di superare molte paure e insicurezze. Ebbene ora che posso dire di non essere più un A – Sociale è nato un altro mondo dove lo sono di nuovo.
Non ce la posso fare! Un abbraccio a tutti voi dal vostro Social – A -Social Enzo Paci.